sabato 19 gennaio 2013

Primi di novembre

Sento il muschio bagnato sotto la suola delle scarpe.
Questa mattina il silenzio è magico.
La palla di fuoco del sole si stà alzando all'orizzonte coperta da uno spesso strato di nebbia.
La fisso a lungo, è raro che si possa guardare la fonte di quella luce abbagliante ma questa mattina la nebbia è così densa che se ne possono notare i contorni perfetti.
Il mio respiro è quasi impercettibile.
Adoro questo posto, il terrazamento abbandonato, quello più alto di tutti.
E' un terrazzamento scosceso , pieno di sassi e sterpaglie con un grande albero che sembra voglia scivolare dal ciglio ogni momento.
Un piccolo rivolo d' acqua scende lungo la scarpata con un suono dolce e limpido.
Mi siedo su un grande masso.
E' gelido, vorrei alzarmi ma rimango quì a guardarmi intorno.
Sotto, sui terrazzamenti e sul tratto pianeggiante, aspettano pazienti le giovani vigne cariche di uva matura.
Tra qualche ora i contadini e di quel fruto dolce come lo zucchero rimarrà ben poco.
L'aria gelida mi entra nei polmoni.
Ho il naso, le mani e i piedi ghiacciati ma non m'importa.
Non tira un alito di vento.
Su un albero un merlo cinguetta.
Ascolto l' acqua e il silenzio.
Mi alzo, ora anche le mie natiche sono fredde.
Comincio a scendere dal terrazzamento.
E' bello il suono che fanno le mie scarpe nel fango e sul muschio bagnato.
Tutto, qui, è ripido e scosceso.
Mi avvicino a una vite e stacco un chicco d'uva.
E' piccolo e rotondo.
Lo avvicino alle labbra, è gelido.
Mi scoppia tra i denti.
La polpa succosa scivola lungo la gola e mi rimane in bocca solo la buccia acida che rimastico un po' prima di ingoiare.
Infilo le mani in tasca alla ricerca di un po' di calore e cammino lungo la stradina sterrata che attraversa i campi.
Il mio passo è lento e cadenzato, non voglio andarmene.
Mi è sempre piaciuta la nebbia, il fango, il freddo, l' erba bagnata, il silenzio, la solitudine di questo posto magico...
Calcio un sasso che rimbalza un po' tra l'erba e si ferma vicino ad un cespuglio, quasi volesse nascondersi.
Mi volto e guardo in alto, il cielo è bianco come il latte e la luce del mattino lo stà pian piano invadendo.
Poso lo sguardo sulla collina colorata a nuova dalle chiome delgli alberi.
Guardo l'orologio, è ora di andare, un po' mi dispiace ma tornerò domani.
Scavalco la staccionata e monto in sella alla mia bici.
I sassi scricchiolano sotto le ruote e mentre mi avvio verso la scuola mormoro alla campagna:
-Ciao, ci vediamo domani...
Da qualche parte, in lontananza, sento un merlo cantare.


2 commenti:

matylolxs ha detto...

6 bravissima...!!!! fefe tvb
alla mia amica + cucciolosa che esiste nel mondo <3

lorenzo il magnifico ha detto...

ti ho incoraggiata a scrivere e pubblicare quello che scrivi perchè sei brava ad esprimere le cose belle che hai dentro