martedì 15 luglio 2014

Love Story #01 - Nimo

"Ciao gente! Ecco, come promesso, il primo testo della rubrica Love Story. Ci ho perso un bel po' di tempo quindi spero di aver fatto un buon lavoro. Vi avverto che, probabilmente, ritarderò con la pubblicazione del secondo testo perché sarò al mare :D, comunque farò il possibile. Buona lettura"

Laura infilò le cuffie ed alzò al massimo il volume della musica come tutti i pomeriggi.
Si sedeva in braccio alla grande quercia in un angolo sperduto del parco, tra l'intreccio delle sue radici, ed aspettava impaziente che la ricreazione del dopo pranzo terminasse.
Tutti i giorni dall'una e un quarto alla due soffriva quell'ansia che solo chi è senza amici, chi è escluso e deriso, può comprendere.
Si sentiva sola e vuota, abbandonata.
Si guardava attorno con lo stesso sguardo della formica mentre attende impotente che il dito che sta per schiacciarla completi la sua missione.
Solo che quel dito non calava mai su di lei lasciandola in preda al terrore, rannicchiata tra le lunghe braccia della sua quercia.
Si sentiva così  da quando Tara, la sua migliore amica, aveva deciso di abbandonarla per provare ad entrare nel gruppo "in" dell'istituto.
Ma si era ritrovata sola anche lei e per di più derisa, incapace di trovare il coraggio per andare a scusarsi con l'amica o quello per ribellarsi a chi i che le stava facendo del male.
Entrambe rimpiangevano l'amicizia perduta ma, erano troppo orgogliose per ammetterlo.
Laura aveva pensato che con l'inizio del liceo sarebbe finita quella situazione, che avrebbe trovato persone migliori, mature, in grado di capirla ed apprezzarla ma, purtroppo, avevano solo più arroganza.
Dopo aver perso Tara aveva voltato pagina ma non era riuscita a farsi nuovi amici: l'unica dalla quale non ricevette delusioni fu la musica, nella quale si gettò a capofitto per affogare la sua solitudine.
C'era una persona, però, che aveva ancora il potere di distrarla: Marco.
Non si erano mai parlati ma lui era il solo che le sorrideva quando le passava vicino , il solo che la guardava senza snobbarla.
Non era il più bello della scuola ma per lei era semplicemente il massimo. Non aveva stormi di ragazze ai suoi piedi e Laura si chiedeva cosa avessero le altre al posto degli occhi per non notare uno come lui. Non vestiva alla moda ma, inutile dirlo, secondo lei non avrebbe potuto avere uno stile migliore.
Era simpatico, solare, spontaneo e il suo sguardo veniva prima delle sinfonie tra le cose che salvavano Laura dalla sua realtà.
Quel giorno lui arrivò facendo crepitare la ghiaia sotto le scarpe, rallentò quando la vide per rivolgerle uno di quei suoi sorrisi che però, durò, come al solito, un solo istante.
Lei continuò a fissarlo mentre lui, con il cellulare in mano, raggiungeva i suoi amici in fondo al parco.
La distrasse la suoneria del cellulare. Era l'anonimo che aveva preso a scriverle tutti i giorni da qualche tempo.
Lo chiamava Nimo, il personaggio ignoto al quale si rivolgeva quando aveva bisogno di quell'aiuto che neanche le note le sapevano dare. Nimo, abbreviazione di Anonimo, il suo dolce mistero, quello che dava alla sua vita quel tocco magico che aveva tanto cercato.
-E oggi come stai, principessa?
-Ciao Nimo! Come vuoi che stia? Come tutti i giorni: al freddo, con le cuffie alle orecchie e da sola.
-Nooooo, così mi deludi... Non ti scrivo tutti i giorni per farti sentire sola, nocciolina.
-Non mi sentirei così se adesso tu fossi qui con me.
-Arriverò prima di quanto credi ;)
-E mi dirai finalmente come ti chiami?
-Lo capirai da sola...
-Ti piace essere misterioso, vero?
-Non si era capito?
-Sei incorreggibile...
-Ora vado, ho deciso di fare quella cosa importante...
-Andrai finalmente a conoscere la ragazza dei tuoi sogni?
-Già, ho il cuore in gola...
-Posso immaginare... Vai e conquistala! E dimmi come andrà.
-Sarai la prima a saperlo ;) A dopo.
Laura alzò la testa e inspirò profondamente l'aria di dicembre, quel profumo frizzante che tanto le piaceva.
-Cosa annusi?- Marco era seduto di fianco a lei e le puntava addosso i suoi stupendi occhi scuri.
-C-ciao- disse lei arrossendo di colpo accentuando l'effetto che il freddo aveva sulla sua pelle. - A-annuso l'aria... D'inverno ha un buon odore.
-Non sapevo soffrissi di balbuzie- rispose lui accennando un sorriso.
Lei distolse lo sguardo posandolo su due foglie che si rincorrevano animate dal vento.
-Non soffro di balbuzie è solo che non mi aspettavo che saresti venuto a parlarmi- cercò di ricomporsi. Stoppò la musica e lo guardò negli occhi.
-Pensavo di darti una mano con Tara, l'ho vista l'altro giorno che piangeva in corridoio e, a quanto pare, tu non sei messa molto meglio.
-In realtà no ma...
-Niente ma. So cos'è successo tra di voi e ormai è acqua passata... Perdonala, hai bisogno di un'amica quanto lei.
-Io avrei bisogno di un esercito di amici a dire la verità...
-Quelli arriveranno col tempo... Ma tu hai mai pensato di aprirti al mondo?
-Io ci ho provato un sacco di volte ma è il mondo che non mi fa entrare... Sono stanca di bussare.
-Non ci credo, una come te la vorrebbe un sacco di gente...
-Ad esempio?
-Ad esempio io.- A Laura mancava il fiato.
-Se sapessi come sono davvero non mi vorresti più così tanto...
-E cosa avresti di così mostruoso?
-Niente, ma sono diversa dalle altre ragazze.
-Cioè?
-Sono l'unica che legge poesie alla sera, o che legge in generale. Sono l'unica che annusa l'aria o che si sveglia presto per vedere l'alba, che ama farsi avvolgere da un caldo maglione di lana, che crea mondi dietro le piccole cose... Ah si, poi dovrebbero darmi un Golden Globe come migliore regista, scenografa e scrittrice di copioni dei miei film mentali.
-Non sei poi così strana sai? Laura Montichiari? Ne hai scritto uno su di me?
-Cosa?- "Molti più di quanti tu possa immaginare" pensò.
-Perché io scrivo canzoni, le scrivo pensando a te, magari potrebbero essere la tua colonna sonora.
Laura non capì più nulla... Le girava la testa e avrebbe potuto piangere di gioia.
Gli gettò le braccia al collo e si fece stringere forte.
Lui, con il naso immerso nella sua chioma corvina, quasi sussurrando disse- Così potrai smettere di chiamarmi Nimo, Principessa.

lunedì 14 luglio 2014

Profumavi di biscotti

"Come promesso, ecco a voi Profumavi di biscotti. Spero vi piaccia. I vostri consigli sono sempre ben accetti quindi, se dovete dirmi qualcosa, potete scrivermelo nei commenti qua sotto :D. Volevo inoltre informarvi del fatto che ho intenzione di aprire una rubrica settimanale: le Love Story. Si tratterà di pezzi piuttosto lunghi ed auto conclusivi che racconteranno i primi amori di vari ragazzi. Ne posterò una alla settimana fino alla fine dell'estate. La prima sarà quella di domani. Ciao gente :)

Profumavi di biscotti.
Sotto l'essenza fresca e sexy che ti spruzzavi sul collo tutte le mattine si percepiva l'aroma dolce e morbido dei biscotti al miele.
Mi sono innamorato di quello il primo giorno che ti ho vista.
Hai attraversato la strada venendo verso di me con le tue amiche attaccate ai fianchi e, insieme a loro, regalavi risata sincere a quel tardo pomeriggio.
Credevo che ci avreste superati e, invece, eravate voi quelle che Leo ci doveva presentare.
Credevo di sognare. Ti sei fermata di fronte a me e hai cominciato a squadrarmi con qui tuoi occhioni malinconici, quel tuo sguardo da cerbiatta.
Mi sono innamorato di te. Di tutto quello che ti riguardava, della tenerezza dei tuoi lineamenti, della morbidezza dell e tue labbra, dei tuoi capelli color cioccolato. Ma soprattutto di quello che non avevo mai trovato in nessun altra ragazza. Eri spontanea, estroversa, eri capace di mettermi a mio agio nonostante le migliaia di farfalle che mi vorticavano dentro. Ridevi solo se ce n'era motivo, riuscivi a seguire i miei discorsi sconsiderati, eri la pazzia fatta a persona ma anche il tassello mancante nella mia vita.
Chiederti di uscire fu tremendo ma quando mi dicesti di si non trovai parole per descrivere ciò che provavo. Eri una ragazza preziosa e sfuggevole ma corteggiarti era come volare in aereo: era fantastico.
I tuoi baci, però, erano sicuramente meglio. Trasformavi le giornate no in angoli di paradiso.
Quando sapevo che dovevamo vederci non facevo altro che pensare a quella panchina in riva al fiume e a noi; me, te e il sole che ci carezzava la pelle.
Quando ti stingevo tra le braccia mi sembrava che il tempo si fermasse.
Ma il tempo è invidioso della felicità della gente e ha continuato a correre complice di un destino che avrei voluto cancellare.
Ti aspettavo quel venerdì. Ti avrei portata in giro per la città con il mio motorino nuovo. Ti avrei fatto indossare il casco su cui avevo fatto incidere i nostri nomi per i nostri quattro mesi insieme.
Dopo avermi visto hai fatto piano le scale del portico, senza sorridere.
Mi sei arrivata davanti e, graffiandoti le mai una con l'altra, hai pronunciato le sole parole che anche la tua voce non ha saputo rendere migliori:
-E' finita. Non ti amo più quindi non insistere, sono venuta solo per dirti addio.- hai posato le tue labbra sulle mie  e sei sparita, eclissata dalla curva. Mi hai lasciato inchiodato al pavimento di porfido, svuotato, senza neanche la forza per correrti dietro con il tuo profumo di biscotti a torturarmi la bocca.