sabato 13 settembre 2014

Love Story #10 - Settembre

"Ciao gente! Eccoci qui con l'atteso capitolo di chiusura delle LoveStory. L'amore questa volta non è l'argomento principale perchè mi sono concentrata maggiormente sulla fine dell'estate. Dopo questo testo presumo che ci sarà un lungo periodo di silenzio da parte mia ma cercherò di farmi sentire qualche volta. Come al solito spero che vi piacerà e vi auguro un non troppo traumatico back to school. Buona lettura :)"

Laura era appoggiata alla ringhiera di legno del balcone della sua camera.
Fissava i monti che aveva davanti, le loro cime aguzze sporche di bianco si stagliavano contro il cielo terso di metà settembre.
Il sole si stava accoccolando tra le loro braccia di pietra lasciando l'aria alla frescura della sera.
Nella brezza timida che carezzava le foglie argentate del vecchio faggio del giardino si aggirava l'odore dolciastro e forte della legna bruciata e, in lontananza, si udivano le risa gaie figlie di una delle ultime feste d'estate.
Gruppi di rondini si allontanavano mirando alla linea scura dell'orizzonte, inseguendo quel sole veloce in cerca di calore.
Erano passati tanti anni eppure non si sarebbe mai abituata alla fine dell'estate, alla partenza di quell'amica complice delle più assurde avventure e delle più sincere risate.
Se ne andava silenziosa e tranquilla come la bassa marea.
Accarezzava i tetti arsi dal caldo dei suoi pomeriggi, scompigliava i capelli ai boschi e salutava i campi per poi dileguarsi seguita dai suoi cieli azzurri lasciando il posto all'autunno e la promessa di un ritorno.
Laura entrò in camera facendo scricchiolare il parquet e si sedette sul letto.
Si guardò intorno.
In quella stanza la battaglia tra le due stagioni era più evidente che all'aperto.
Sullo scaffale sopra alla scrivania disordinata riposavano docili i libri di scuola che, nel giro di pochi giorni, avrebbero cominciato a torturarla.
Accanto, dentro un vasetto di marmellata di pesche, la sabbia del mare scrutava spaesata i dintorni.
Lo zaino vuoto era abbandonato sulla sedia vicino al comodino pronto per pesarle sulla schiena.
Appoggiati allo schienale una maglietta macchiata di more e un paio di jeans strappati dai rovi di bosco cercavano invano di insegnare a quella cartella severa la pietà, raccontandole di lunghe passeggiate in montagna attraverso una foresta che, con i suoi fasci di luce, giocava a imitare le grandi cattedrali.
Sul comò un libro di fantascienza alonato di spray anti zanzare guardava con diffidenza le due biro che, nell'astuccio, erano pronte a dare battaglia a fogli di verifica.
Ma, soprattutto, sulla testiera del letto, attaccata precariamente a due pezzi di scotch c'era la foto di un ragazzo. Sorrideva con i capelli scompigliati dal vento e il mare sullo sfondo.
Ciò che le aveva lasciato quella stagione di sole erano emozioni, ricordi, macchie di frutta, amici ai quali difficilmente avrebbe scritto e altri che, invece, le sarebbero mancati. Sarebbero diventati tutti bei ricordi. Tranne quello di Marco che l'aspettava seduto sulla sabbia.
-Tornerò - disse, rivolta a quel sorriso che avrebbe atteso un suo bacio.