Sono spacciato, ormai l' "insetto del sole" o, come lo chiamano gli uomini, Cephalcia Arviensis stà lentamente distruggendo le mie foglie, mi manca il respiro e ho fame.
Io sarò la causa della morte dei giovani pini che non riusciranno mai a portare le loro vette vicino alle nuvole.
Un piccolo mi sfiora con la radice, per chi non lo sapesse è il modo di comunicare dei pini quando non c'è vento, mi chiede di raccontargli a cosa va incontro e non è solo.
Muovo le mie radici e mi collego a fatica con una decina di ragazzi che si ancorano bene a me per non perdere una parola del mio discorso:
-Questa storia ha inizio circa cinque anni fa.
Era una giornata di sole e soffiava un vento leggero, sereno.
Il soffio ci accarezzava le cime e per il bosco c'era un allegro chiacchiericcio.
Verso mezzogiorno sentimmo qualcosa attaccarsi ai nostri rami, come granelli di sabbia.
Subito pensammo ad un vento che veniva dal mare ma la brezza muoveva gli aghi sparsi sul terreno, segno che c'era un messaggio da un'altra colonia.
Gli aghi si alzavano formando cerchi concentrici che si allargavano e si stringevano con ritmo diverso.
Da molto tempo qualcuno non decifrava il codice extracoloniale, poi, qualcuno capì, e una voce si alzò nella brezza "un'epidemia, un'epidemia, l'insetto del sole, l'insetto del sole..." il messaggio venne ripetuto cinque volte, poi, smise.
Si sentivano urla, grida, pianti, la preoccupazione era nell'aria.
Il vento smise di soffiare e, quella sera, nessuna radice si collegò alle mie.
Non ci volle molto perchè i primi pini cominciassero ad ammalarsi e a ingrigire.
Molti miei amici cedettero sotto l'attacco di quei nemici inafferrabili.
L'agonia era padrona della nostra colonia.
Il vento, per pietà evitò il bosco per molto tempo e, quando era costretto a passare di li, dava voce a dolore e disperazione.-
I giovani pini sono attoniti e piccole lacrime di linfa sgorgano dalle scaglie di corteccia.
Io lo so, dobbiamo morire tutti, poi, moriranno anche le larve dell'Insetto del sole e, forse, un giorno al nostro posto ci sarà un bosco felice come lo eravamo noi.
Ma voglio dare speranza a questi cuccioli:
-Si può ancora sperare, forse, gli uomini possono intervenire chimicamente.-
Silenzio. Molti smettono di piangere, consolati dalle mie ultime parole.
Tra non molto ricominceranno a giocare.
1 commento:
Bellissimo!!! Fefe!! Hai preso ispirazione dal quel vecchio testo
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