domenica 10 agosto 2014

Love Story #04- Il 92

"Ciao gente! Eccoci qui con la quarta LoveStory. Come al solito spero che vi piaccia. Ci tenevo a precisare che la storia è puramente inventata, così come i nomi dei personaggi e il numero di telefono di Marco. Grazie e buona lettura"

Laura aveva sette anni quando incontrò Marco per la prima volta.
Era estate.
Lui aveva due anni più di lei.
Non andavano semplicemente d'accordo, non si volevano semplicemente bene, si piacevano e non poco.
Stavano sempre insieme, parlavano di tante cose, correvano cercando di prendersi nel grande parco della scuola dove frequentavano il centro estivo.
Poi arrivarono gli abbracci, i baci sulle guance. Arrivò l'invidia degli altri bambini.
Le prese in giro, le derisioni, le frecciatine... Marco decise di non venire più né quell'anno né quelli successivi.
Non si videro per tre anni.
Arrivò una nuova estate e l'ultimo anno di centro estivo. Si videro tra centinaia di ragazzi che lo frequentavano ma non si parlarono, troppo timidi e timorosi.

Laura saltò sull'autobus in partenza e si sedette nell'ultimo posto a destra, vicino al finestrino.
Doveva andare in città con i suoi amici. Infilò le cuffie e prese a guardare il mondo che scorreva tranquillo al suo fianco. Finalmente aveva finito gli esami di terza media, poteva rilassarsi prima di ripartire con il nuovo anno scolastico.
Il rombo del motore si attutì mentre il veicolo sostava alla prima fermata.
Laura girò pigramente la testa e osservò una decina di persone salire sull'autobus. C'era un viso familiare tra loro... Anche lui la fissava... Laura ebbe un tuffo al cuore mentre le sue labbra si schiudevano per regalargli un largo sorriso. Marco Prato. Non era possibile. Avrebbe scommesso che non lo avrebbe più rivisto e invece... Eccolo lì a farsi strada tra la gente per sedersi affianco a lei. Non era bellissimo. Era un ragazzo normale ma agli occhi della ragazza non avrebbe potuto essere più attraente.
Laura raccolse le idee e si impose di calmarsi.
-Hey! Guarda chi si vede! Ciao Laura, come va?-
-Bene dai, tu?
-Non c'è male...
-Quindi tu adesso devi andare in terza superiore, giusto?
-Esatto. E tu in prima, no?
-Già...
-Come ti sono andati gli esami?
-Alla grande! Soprattutto perché sono finiti!
-Già, capisco. Che liceo hai scelto?
-Classico... Si lo so, sono iscritta al suicidio ma, cosa vuoi, mi piacciono le sfide.- aggiunse Laura ammiccando. -E tu? Liceo?
-No, no, io ho optato per un tecnico... Il liceo non fa per me.
-E nel tempo libero fai qualche attività? Incalzò lei.
-Si, teatro. Faccio parte di una bellissima compagnia. E tu?
-Pure. Adoro recitare.- "Chiedigli il numero di telefono, avanti!" Si disse tra sé Laura.
-Ma dai! Bello! Esclamò lui.
-Già.- "Dai, stupida! O adesso o mai più, dai!"- Senti...-
-Scendi in stazione?
-No, tre fermate dopo.
-Ah... Peccato... Beh, io sono arrivato, ci vediamo.- Si alzò e l'abbracciò più forte del necessario. Laura si perse tra le sfumature del suo profumo. Marco si staccò da lei e scese.
"Stupida! Chissà quando lo rivedrai adesso!" la sua vocina interiore era furibonda.
Laura si rincantucciò sul suo seggiolino e attese che l'autobus ripartisse.

Erano passati due mesi e ad ogni fermata Marco sperava di rivederla. Perché non aveva trovato il coraggio di chiederle il numero di telefono!? Si sarebbe preso a schiaffi da solo.
Il 92 si fermò davanti a lui per farlo salire e lui si fece largo tra la gente per raggiungere l'unico, insperato posto libero vicino al finestrino in fondo a destra. Prese a guardare fuori: alberi, strada, auto, ristorante, alberi, pompa di benzina, auto, auto, motorino, camion, ferramenta, alberi, pedoni, autobus.
Notò il gesto di saluto che il conducente rivolse al collega passandogli davanti e una ragazza con il naso schiacciato contro la vetrata seduta nell'ultimo posto. Laura lo stava fissando e gli fece un cenno con la mano prima di superarlo.
Cavolo! Sì, l'aveva rivista ma era servito solo ad avere ancora più voglia di lei. Il destino li teneva lontani. Marco aprì lo zaino, frugò tra portachiavi, auricolari ingarbugliati, chiavi , soldi, fogli stropicciati, penne scariche e finalmente trovò l'indelebile nero che stava cercando. Si girò e, velocemente, scrisse: MARCO PRATO 339 27 563 12.
Poi scese ricacciando il pennarello nello zaino.

Due giorni dopo Laura salì sull'autobus 92 in via Garibaldi per tornare a casa e, avvicinandosi al solito seggiolino, intravide un nome, un numero. Sul suo viso si dipinse il suo sorriso più radioso.

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