martedì 30 aprile 2013

Il post delle scuse

Ciao ragazzi,
questo sarà un  post diverso da quelli che ho pubblicato finora di sicuro molto più corto.
Prima di tutto voglio scusarmi di non essermi fatta sentire per tutto questo tempo.
Poi volevo raccontarvi tutti i mille perchè che mi hanno impedito di postare qualcosa negli ultimi mesi sperando di essere perdonata.
Il perchè più grande di tutti è la mancanza di tempo: compiti su compiti, verifiche, interrogazioni e ancora compiti.
Finito con la scuola venivano gli impegni: accompagna mamma a fare la spesa, vai a comprare i vestiti, metti in ordine quella che non sembra neanche più la tua camera, fatti la doccia, aiuta gli amici con la scuola...
Poi gli impegni che ti piace avere: vai al corso di nuoto, esci con gli amici, vai al cinema con gli amici...
Ed in fine si, lo ammetto, il fatto di essere talmente tanto stufa di tutte queste cose da fare di non avere talmente neanche voglia di alzare un dito ; )
Però poi mi sono sentita in colpa e mi sono detta: no, qualcosa lo devo pur postare!
Così questa mattina mi sono messa a copiare uno dei temi che ho fatto l'anno scorso ma, rileggendolo, era così banale ma così banale che l' ho cancellato e ho deciso di annoiarvi con tutte le mie scuse più usate.
Spero che mi perdonerete!!!
                                                                                                                                            Ciao!!

domenica 27 gennaio 2013

Chiamami

Un'altra volta in piscina.
Ho passato 45 minuti da incubo, figurarsi che ho anche fatto 4 vasche in più a delfino perchè ho saltato una virata.
Roba da pazzi.
Butto un'occhiata a Leonardo che, come al solito, fa finta di non vedermi e mi avvio verso le docce.
L'anno scorso mi piaceva; alto, snello, capelli lunghi fino alle spalle, simpatico... In poche parole, il mio tipo.
Me lo sono dovuto togliere dalla mente, un ragazzo del ginnasio con una di 2° media...irraggiungibile!
Così ho passato il tempo a convincermi che non ero innamorata di nessuno, poi è arrivata l'estate.
Pensavo di esserci riuscita, Leonardo era solo un mio compagno di nuoto, niente di più.
Purtroppo mi sono dovuta ricredere alla prima lezione di quest'anno: quando l'ho rivisto il cuore ha cominciato a battermi all'impazzata.
Accidenti a lui e alla sua perfezione!
Rassegnata, sono rassegnata, non riuscirò a togliermelo dalla testa come non riuscirò mai ad entrare nella sua vita.
Apro il rubinetto e il getto gelido della doccia mi investe facendomi scendere dalle nuvole.
Per un momento penso che potrei provare a sbrigarmi e forse lo incontrerei fuori dagli spogliatoi ma rinuncio subito, non ho speranze di essere così veloce.

Ho finito di vestirmi, infilo le scarpe ed esco.
Salgo la scalinata per uscire dalla piscina ed andare a prendere l'autobus e... eccolo lì.
Non ci credo: è rimasto a chiacchierare con i suoi amici fino ad un quarto alle sette.
Non posso avvicinarmi a loro, troppo più grandi di me: mi sentirei a disagio.
Continuo a guardarlo con la coda dell'occhio.
Poi, l'imprevedibile: Leonardo si stacca dal gruppo e viene verso di me:
 -Ciao Colomba - mi ha affibiato questo soprannome, un giorno vi spiegherò il perchè - vado di fretta ma mi chiedevo se ti andava di darmi il tuo numero di cell.
Inutile dire che si vede palpitare il mio cuore sotto la maglia:
-C-certo...allora, 377...
-Grazie, ti chiamerò.
Un'ultima occhiata e lo vedo sparire, inghiottito dalla nebbia.

lunedì 21 gennaio 2013

Sono spacciato

Sono spacciato, ormai l' "insetto del sole" o, come lo chiamano gli uomini, Cephalcia Arviensis stà lentamente distruggendo le mie foglie, mi manca il respiro e ho fame.
Io sarò la causa della morte dei giovani pini che non riusciranno mai a portare le loro vette vicino alle nuvole.
Un piccolo mi sfiora con la radice, per chi non lo sapesse è il modo di comunicare dei pini quando non c'è  vento, mi chiede di raccontargli a cosa va incontro e non è solo.
Muovo le mie radici e mi collego a fatica con una decina di ragazzi che si ancorano bene a me per non perdere una parola del mio discorso:
-Questa storia ha inizio circa cinque anni fa.
 Era una giornata di sole e soffiava un vento leggero, sereno.
 Il soffio ci accarezzava le cime e per il bosco c'era un allegro chiacchiericcio.
 Verso mezzogiorno sentimmo qualcosa attaccarsi ai nostri rami, come granelli di sabbia.
 Subito pensammo ad un vento che veniva dal mare ma la brezza muoveva gli aghi sparsi sul terreno, segno   che c'era un messaggio da un'altra colonia.
 Gli aghi si alzavano formando cerchi concentrici che si allargavano e si stringevano con ritmo diverso.
 Da molto tempo qualcuno non decifrava il codice extracoloniale, poi, qualcuno capì, e una voce si alzò nella  brezza "un'epidemia, un'epidemia, l'insetto del sole, l'insetto del sole..." il messaggio venne ripetuto cinque volte, poi, smise.
 Si sentivano urla, grida, pianti, la preoccupazione era nell'aria.
 Il vento smise di soffiare e, quella sera, nessuna radice si collegò alle mie.
 Non ci volle molto perchè i primi pini cominciassero ad ammalarsi e a ingrigire.
 Molti miei amici cedettero sotto l'attacco di quei nemici inafferrabili.
 L'agonia era padrona della nostra colonia.
 Il vento, per pietà evitò il bosco per molto tempo e, quando era costretto a passare di li, dava voce a dolore e disperazione.-
I giovani pini sono attoniti e piccole lacrime di linfa sgorgano dalle scaglie di corteccia.
Io lo so, dobbiamo morire tutti, poi, moriranno anche le larve dell'Insetto del sole e, forse, un giorno al nostro posto ci sarà un bosco felice come lo eravamo noi.
Ma voglio dare speranza a questi cuccioli:
-Si può ancora sperare, forse, gli uomini possono intervenire chimicamente.-
Silenzio. Molti smettono di piangere, consolati dalle mie ultime parole.
Tra non molto ricominceranno a giocare. 

sabato 19 gennaio 2013

Primi di novembre

Sento il muschio bagnato sotto la suola delle scarpe.
Questa mattina il silenzio è magico.
La palla di fuoco del sole si stà alzando all'orizzonte coperta da uno spesso strato di nebbia.
La fisso a lungo, è raro che si possa guardare la fonte di quella luce abbagliante ma questa mattina la nebbia è così densa che se ne possono notare i contorni perfetti.
Il mio respiro è quasi impercettibile.
Adoro questo posto, il terrazamento abbandonato, quello più alto di tutti.
E' un terrazzamento scosceso , pieno di sassi e sterpaglie con un grande albero che sembra voglia scivolare dal ciglio ogni momento.
Un piccolo rivolo d' acqua scende lungo la scarpata con un suono dolce e limpido.
Mi siedo su un grande masso.
E' gelido, vorrei alzarmi ma rimango quì a guardarmi intorno.
Sotto, sui terrazzamenti e sul tratto pianeggiante, aspettano pazienti le giovani vigne cariche di uva matura.
Tra qualche ora i contadini e di quel fruto dolce come lo zucchero rimarrà ben poco.
L'aria gelida mi entra nei polmoni.
Ho il naso, le mani e i piedi ghiacciati ma non m'importa.
Non tira un alito di vento.
Su un albero un merlo cinguetta.
Ascolto l' acqua e il silenzio.
Mi alzo, ora anche le mie natiche sono fredde.
Comincio a scendere dal terrazzamento.
E' bello il suono che fanno le mie scarpe nel fango e sul muschio bagnato.
Tutto, qui, è ripido e scosceso.
Mi avvicino a una vite e stacco un chicco d'uva.
E' piccolo e rotondo.
Lo avvicino alle labbra, è gelido.
Mi scoppia tra i denti.
La polpa succosa scivola lungo la gola e mi rimane in bocca solo la buccia acida che rimastico un po' prima di ingoiare.
Infilo le mani in tasca alla ricerca di un po' di calore e cammino lungo la stradina sterrata che attraversa i campi.
Il mio passo è lento e cadenzato, non voglio andarmene.
Mi è sempre piaciuta la nebbia, il fango, il freddo, l' erba bagnata, il silenzio, la solitudine di questo posto magico...
Calcio un sasso che rimbalza un po' tra l'erba e si ferma vicino ad un cespuglio, quasi volesse nascondersi.
Mi volto e guardo in alto, il cielo è bianco come il latte e la luce del mattino lo stà pian piano invadendo.
Poso lo sguardo sulla collina colorata a nuova dalle chiome delgli alberi.
Guardo l'orologio, è ora di andare, un po' mi dispiace ma tornerò domani.
Scavalco la staccionata e monto in sella alla mia bici.
I sassi scricchiolano sotto le ruote e mentre mi avvio verso la scuola mormoro alla campagna:
-Ciao, ci vediamo domani...
Da qualche parte, in lontananza, sento un merlo cantare.


giovedì 17 gennaio 2013

Quella volta alla gara di nuoto

Goccie d' acqua mi scendevano dal volto caldo e avevo in bocca uno strano sapore di cloro che mi era ormai familiare. Salutai i miei compagni e un bagnino mi si avvicinò porgendomi un biglietto. Presi il piccolo pezzo di carta e, infilando l'accappatoio lessi: "Giochi di Natale domenica 12 dicembre alle 10, per partecipare rivolgersi in segreteria". Subito pensai di buttarlo come tutta le altre volta ma, non trovando un cestino lo infilai nella tasca fradicia. Con la mente annebbiata come dopo ogni allenamento mi diressi verso le docce per buttarmi sotto un getto d'acqua bollente e rilassare i muscoli. Uscita dalle docce il freddo gelido del corridoio mi si attaccò al corpo, come ogni volta. Mi cambiai, mi asciugai i capelli, misi le scarpe e uscii dal corridoio con la speranza di incontrare il ragazzo carino che faceva allenamento nella corsia accanto alla mia. Ma ero in ritardo, come al solito, e, fuori dagli spogliatoi, mi attendeva impaziente papà:
-Allora, cosa mi racconti?-chiese papà
-Nulla di speciale, han, sai che domenica c'è la gara di nuoto?-gli dissi
-Ma dai, vuoi andarci?!-
-No, non mi interessa-
-Dai, perchè no? Il 12 siamo liberi-
Mi aveva convinta, in fondo mi erano sempre piaciute le competizioni. Stranamente avevano messo i ragazzi del 5°corso Junior con quelli del Supercorso, era una lotta impari ma non mi feci molti problemi. Senza più aggiungere altro mi diressi verso la segreteria per iscrivermi.

Il giorno deciso mi presentai in vasca, la mia gara era l'ultima. Nell'attesa il viso mi si scaldò come dopo un grande sforzo. Finalmente ci fecero tuffare dai trampolini. L'acqua gelida scorreva sul mio corpo. La tensione si trasformò in energia e le mie braccia cominciarono a girare come mulinelli. 50 metri senza mai fermarmi, toccai il muretto ansimante. Ero arrivata 2° contro una ragazza del Supercorso, non c'ero rimasta troppo bene. Non era stato giusto, una bambina di 10 anni contro una di 14 capace di macinare 90 vasche ogni quarantacinque minuti, no, decisamente la competizione era stata impari. Ma quella sconfitta mi rimase sullo stomaco, così adesso anche io sono una di loro, ho avuto il mio riscatto.